Per il costantemente attuale problema riguardo le dimensioni dei blocchi sono fino ad ora state proposte esclusivamente soluzioni organiche da parte di gruppi di sviluppo come Classic e Unlimited, alternativi a Bitcoin Core che, pur operante in un ambito decentralizzato, è largamente considerato il client “ufficiale” di riferimento per Bitcoin.
Da un recente meeting tenutosi a Hong Kong è finalmente emersa una proposta apparentemente rilevante elaborata dal team di Core, e supportata dai minatori. All’incontro, durato oltre 18 ore, hanno preso parte rappresentanti di gruppi di minatori, soprattutto cinesi, che gestirebbero circa l’80% dell’hashrate della rete, sviluppatori di Core e membri di diversi servizi come wallet online ed exchange. La proposta, articolata su una timeline pluriennale, prevederebbe una hard fork per aumentare le dimensioni dei blocchi: il codice ad essa relativo dovrebbe essere disponibile per luglio, mentre la fork del network dovrebbe avere luogo nel luglio del prossimo anno.
Tale manovra si sommerebbe all’introduzione di Segregated Witness, disponibile in aprile, che allieverebbe il sovraccarico dei blocchi tramite una soft fork, implementando un sistema innovativo della gestione delle firme legate alle transazioni. In un’ideale scenario post-hard fork, parte delle transazioni dovrebbe essere gestita da Segregated Witness, mentre le rimanenti transazioni verrebbero processate in blocchi dalle dimensioni comprese fra 2 e 4 MB, a differenza dell’attuale dimensione di 1 MB.
Come tutte le proposte di hard fork e non solo, in ogni caso il successo dell’operazione dipenderà interamente dal supporto dei minatori e degli utenti, grazie alla dimensione democratica di Bitcoin.